Esercizio ed efficienza

di Lowell Greer

(Nota del traduttore: in questo articolo i nomi delle note sono quelli relativi al corno in Fa, non le note reali).

Inizierò questo argomento con l'osservare che lo scopo di qualsiasi cornista dovrebbe essere quello di ottenere il miglior risultato possibile con il minimo sforzo. Per gli scopi attuali, questa sarà la mia definizione di efficienza. La ricerca di una tecnica efficiente è particolarmente importante all'inizio e al termine della carriera. I giovani faranno bene a studiare il modo di ridurre lo sforzo, perché sono in un periodo della loro vita in cui la forte motivazione li può indurre a utilizzare tecniche che sul momento sembrano dare risultati pratici, ma in realtà sono del tutto inadatti al perseguimento di risultati artistici duraturi; parlo dell'eccessiva pressione, del chiudere la gola, dello stirare le labbra e così via. Anche gli strumentisti con lunga esperienza, ma che iniziano ad avere qualche problema di salute, avranno tutto da guadagnare da un lavoro in questo senso.

L'esercitarsi in vista di una migliore efficienza va suddiviso in due fasi: la scoperta (sperimentazione) e la ripetizione (memoria cinestetica o "muscolare"). Durante la fase di scoperta, il materiale su cui ci si esercita deve essere suddiviso in piccoli "frammenti", gruppi di note abbastanza piccoli da non avere più alcun valore artistico. A questo livello si parla di abilità, non di arte. Nei periodi di riposo la mente del cornista deve andare, di proposito, a pensieri di auto-rassicurazione, o quanto meno a un piatto di lasagne al forno! Quando si torna al frammento da studiare, essere rilassati, consapevoli e pronti a ricominciare. Quando si raggiunge la perfezione, la ripetizione permetterà ai vari muscoli di ricordare i loro ruoli, e anche la resistenza aumenterà. A questo punto i frammenti possono essere rimontati in frasi, e si possono prendere in considerazione gli aspetti artistici. Più a lungo uno impiega questo metodo, meno si rende necessario; ma va utilizzato fino a che i vicini non chiamano la polizia almeno una volta!

Di regola il principiante inizia a studiare con un corno singolo in Fa, e questo permette di sviluppare un concetto di suono che rimarrà un elemento durevole del bagaglio artistico. Dopo un anno con il corno in Fa, o giù di lì, lo studente passa al corno in Si bemolle o al corno doppio, e nell'eseguire un passaggio può richiamare quel concetto di suono. A questo punto vorrei anche esprimere una mia opinione personale: uno studente con un singolo in Si bemolle è avvantaggiato per eventuali futuri studi con il corno in Fa acuto, perché è obbligato a trovare il modo di produrre un suono da corno in Fa sul corno in Si bemolle, e questa abilità sarà un bene durevole per il resto della carriera. Credo che molti provino a suonare solo con la parte in Si bemolle del corno doppio, magari pensando semplicemente a quello che potrebbe succedere se la valvola del pollice si blocca, o il filo si rompe. Così facendo, uno sviluppa un'abilità del genere che si è detto.

Il modo migliore per progredire consiste nell'affrontare le questioni tecniche non a testa bassa, ma per piccoli passi. Ad esempio ci sono tre modi conosciuti per aumentare la capacità polomonare: corsa di fondo, immersione in apnea, e suonare uno strumento della famiglia degli ottoni. Tali attività sollecitano il corpo a sviluppare i polmoni. Perché ciò avvenga, lo strumentista deve resistere alla tentazione di respirare troppo spesso: se i polmoni si ricaricano a volontà, non si sviluppano. Lo strumentista deve creare la necessità alla quale il corpo risponderà sviluppando una maggiore capacità polmonare; se la persona è in buona salute, questa aumenterà automaticamente.

La stessa cosa si può dire riguardo all'abilità di produrre un certo tipo di suono con il corno. Prima di tutto viene il concetto del suono, poi lo stimolo di cercare di riprodurlo su un corno diverso (in Si bemolle), per cui il corpo e la mente devono sviluppare il controllo nella maniera giusta. La stessa procedura vale quando si passa a un corno in Fa acuto. Se uno pensa subito che il suono non sia quello giusto ed elimina lo strumento quale causa principale, il sistema non viene sollecitato e il cornista non riuscirà ad ottenere il suono voluto altro che sul corno doppio (e forse con minor merito perché è vero che il tipo di suono, fino a un certo punto, è anche nello strumento; dopotutto è per questo che si compra un dato corno). Nel mondo cornistico c'è un pregiudizio, secondo il quale "non si può ottenere sul corno in Si bemolle lo stesso suono del corno in Fa"; be', senza una preparazione adeguata ovviamente non è possibile!

L'aspetto sopra descritto, relativo all'esercizio, assolutamente non deve essere estrapolato a una sorta di meccanismo alla Schumann (il quale si rovinò le mani, per quello che riguarda il suonare il piano, abusando di un meccanismo per esercitarsi, da lui costruito con corde e pulegge). Stimolo LEGGERO per una durata BREVE, questa è la chiave.

È quasi superfluo aggiungere che il corno in Fa acuto, così come il corno triplo e il corno in Si bemolle/Fa acuto, sono per i cornisti che li affrontano nel modo giusto e dedicano a questi strumenti difficili un tempo sufficiente. A questo proposito penso che sia utile discutere dei punti di passaggio da un corno all'altro. Prima di tutto ricapitoliamo alcuni punti per fissare le idee.

Sul normale corno doppio in Fa/Si bemolle si passa al Si bemolle sul Sol# o sul Do#. Entrambi le soluzioni vanno bene dal punto di vista della continuità del colore tonale e da quello della diteggiatura. Di solito non è che la diteggiatura sia al centro delle preoccupazioni delle persone, ma in alcune circostanze (come il Concertino di Weber) il fatto che certe sequenze di posizioni si ripetano diventa un vantaggio per il virtuoso; quando mancano, è un guaio e una sofferenza. Hermann Baumann ha un corno in Fa#/Si naturale per brani del genere, che gli permette di trasportare pensando "corno in Mi bemolle". Qualcuno può pensare che sia troppo complicato, ma io ho sentito il risultato e lo ho trovato molto convincente!

Comunque, il modo che ho detto di usare il corno doppio facilita l'emissione del suono migliore, ed evita problemi di intonazione che riguardano gli armonici 5, 7, 10,11, 13, e 15 (e ti hanno detto solo: "usa queste posizioni", e anche: "perché te lo dico io!").

Sul corno in Si bemolle/Fa acuto ci sono problemi nuovi che possono non essere risolvibili con le posizioni usuali. Per cominciare, i due strumenti in uno sono separati da una quinta, non più da una quarta, e ciò causa una distanza timbrica maggiore. Una soluzione a questo problema è il corno in Si Bemolle/Mi bemolle; l'unico inconveniente che vedo in questo strumento è che il corno in Mi bemolle avrà maggiori problemi di diteggiatura, soprattutto nelle tonalità con i diesis.

Il punto di passaggio tra Si Bemolle e Fa acuto si è evoluto in modo diverso in diverse parti del mondo. Negli Stati Uniti e in Inghilterra si usa una nota in cima al rigo musicale, Fa# o Sol#. Nella repubblica Ceca si è recentemente stabilita una forte tradizione di passare al Fa acuto in corrispondenza del Re#; anche se quest'uso può sembrare meno logico, funziona bene. In Germania ci sono svariati approcci. Uno era di suonare in Fa acuto quanto più possibile, e passare al corno in Si Bemolle solo in corrispondenza del Fa grave. Altri cambiano al Sol# o al Do#, cioè negli stessi punti usati per un corno doppio normale. A questo punto molti penseranno che non può funzionare; ma voglio rammentarvi di tenere presente la diversa proporzione di tubo cilindrico e conico presente in questi strumenti, un aspetto importante che sembra essere quello che davvero li rende efficaci.

Ho un mio modus operandi per far corrispondere le diteggiature al colore tonale richiesto per un dato brano. Per esempio in pezzi come la Pavana di Ravel o le parti in Si bemolle acuto o La acuto in Mozart, uso il corno acuto il più possibile. Invece lo evito, salvo eccezioni, per brani che richiedono un suono più scuro (corno in Do, corno in Si bemolle basso). La mia guida più fidata per l'utilizzo di un qualsiasi tipo di corno è il corno naturale. Un modo di pensare fondato sulla serie degli armonici, sviluppata suonando il corno naturale, ti aiuta a orizzontarti nei problemi di diteggiatura con tutti gli altri tipi di corno!

Insomma se cerchiamo di sviluppare un diverso modo di pensare, in merito al corno in Si bemolle/Fa acuto, possiamo essere molto più felici. Siamo in grado di mettere in risalto le differenze di colore tra i due corni e, quando è necessario, collegarli mediante posizioni creative. Un bell'effetto, per esempio, si ha quando i violini echeggiano un passaggio ripetuto su una corda diversa; ebbene, anche noi possiamo fare una cosa del genere, se abbiamo un buono strumento e una preparazione sufficiente. Il tono squillante di un corno in Fa acuto suonato come si deve può essere seguito dalla discrezione del Si bemolle. Dal momento che le differenze di colore ci sono, perché non utilizzarle? I passaggi in cui si voglia un colore più uniforme possonno essere eseguiti su un solo corno. Oppure il corno in Do alto (cioè corno in Fa acuto+1,3), o quello in Si alto (corno in Fa acuto+1,2,3) possono essere usati, insieme a un'ombreggiatura da parte della mano destra, come ponte tra le due componenti. La diteggiatura da corno in Do alto è anche splendida per il richiamo del pastore nella Pastorale! A questo punto della mia vita sono riuscito così bene a trovare un modo di suonare i corni piccoli, che non trovo più alcun vantaggio nel corno doppio normale. Lo suono ancora, solo che non ci trovo alcun vantaggio. Eresia!

Be', quello che sto dicendo vi sembra un mucchio di fesserie, vero? Ma provate a rileggerle pensando "Profilo acustico, non lunghezza". Considerate che, come ho già precisato in un altro articolo, il disegno di un corno doppio ha richiesto dei compromessi riguardo alla proporzione tra tubo cilindrico e tubo conico, così come ha richiesto lo sviluppo di cannette dal profilo "a proiettile", che hanno ulteriormente allontanato lo strumento dalle sue origini; allora incominciate a comprendere che in questi corni piccoli ci può essere di più di quello che avete sempre pensato. In effetti, se avete letto questo lungo scritto fin qui, forse capite abbastanza bene come stanno le cose.


(traduzione di D. Canarutto)

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