Il Club del Corno

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Suono e vocali

di Lowell Greer

(traduzione di D. Canarutto)

Questo articolo è tratto da una nessaggi inviati alla lista di discussione di Yahoo.
This article is a translation from messages sent to the Yahoo horn-list.


Il migliore consiglio che abbia mai ricevuto in vita mia sembra essere stato quello di tenere sempre la gola aperta. Farkas, nel suo libro per altri versi eccellente, cita la gola come punto di resistenza. Questo è il solo punto su cui abbia sentito qualcuno che non è d'accordo con Farkas; in realtà non dice di chiudere la gola, anche se altri hanno estrapolato il suo commento in una pratica che certamente, secondo me, lui avrebbe disapprovato. Barrows mi ha fatto ore e ore di lezione per farmi aprire la gola allo scopo di liberare il suono, compresi tre esercizi per aprire tutto il passaggio dell'esofago. Lo stesso dicasi per Brouk e Clevenger. Più e più volte ho sentito dire che i migliori artisti e insegnanti di ottoni consigliano di mantenere la gola aperta. Considerando tutto ciò, possiamo e dobbiamo riconoscere che il libero passaggio dell'aria è il pilastro di un'appropriata tecnica degli ottoni. È il Respirare.

Anche l'utilizzo di suoni vocalici, per dare una forma alla cavità orale, è parimenti un pilastro della tecnica degli ottoni. U e O per le note basse, I ed E per quelle alte. Ciò è utile nel legato, nei trilli di labbro, e per ottenere un suono caratteristico in ciascuna tessitura. Si tratta di una questione separata dalla precedente: la forma della cavità orale deve essere cambiata senza chiudere la gola.

Il chiudere volontariamente la parte interna della gola nel tentativo di influire sulla dinamica mi sembra essere una pratica pericolosa. Abbiamo un controllo così limitato su questa parte del nostro corpo, che viene utilizzata per inghiottire, vomitare, tossire, e altre azioni involontarie. Credo che sia un errore presumere di essere in grado di rilassare questa zona del corpo con sufficiente rapidità in situazioni di tensione come quella che si verifica suonando il corno. Mi sento quindi di sconsigliare l'aprire e chiudere la gola quando si suona, qualunque sia il livello dinamico. Per suonare più piano, soffiare con minore forza e rimpicciolire l'apertura delle labbra.

Si consideri la combinazione "corno più strumentitsta" come un sistema unico: spendiamo un sacco di quattrini per avere la marca X per il suo suono, dovuto al profilo acustico superiore; e poi ci mettiamo a suonare senza prestare la dovuta attenzione al profilo acustico che noi stessi poniamo all'inizio del sistema. Pensate a un lago di montagna: possiamo vedere, riflessi nell'acqua,  gli alberi e le nuvole nel cielo azzurro. Ebbene, noi dobbiamo essere il riflesso. Il nostro profilo acustico deve avere il medesimo spessore dello strumento. I tubi del corno devono essere bilanciati dalla trachea e dall'esofago (e perfino dagli alveoli!). Se la gola si chiude, il bilanciamento acustico è impossibile. Portando il paragone ancora più avanti, l'utilizzo di profili vocalici va di pari passo con i movimenti della mano nella campana, allo scopo di ottenere tutte le sfumature di colore possibili. Tra l'altro, ritengo che il mantenere la gola aperta sia una condizione "sine qua non" per suonare il corno naturale in maniera uniforme; ciò è quanto di più vicino a un segreto professionale io possa offrire a riguardo.

Dal momento che a questo mondo se ne vedono di tutte, è facile rimanere sedotti da una tecnica che sembra dare il risultato cercato, senza rendersi conto del fatto che ciò preclude i progressi verso possibilità ancora più interessanti.

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Voglio ribadire l'idea che non si debba usare la gola nel suonare il corno. Anche se è proibito fermare il suono con la lingua, mi pare che poi, quando la velocità aumenta, l'inizio di una nota si sovrapponga alla fine della precedente; così il TAH-TAH-TAH diventa TA-TA-TA, e alla fine TATATA, cioè la lingua ferma una nota e allo stesso tempo ne inizia un'altra. In altri termini suggerisco che, IN TALE CONTESTO, non ci si debba sentire in colpa se si terminano le note con la lingua. Mi sono spiegato bene? Se uno si ascolta in modo oggettivo (i registratori di tutti i tipi sono ottimi allo scopo), svilupperà il proprio senso estetico riguardo a quando debba terminare le note alla sorgente (diaframma), e quando si può permettere di derogare da questa regola. È vero che gli stili si sono sviluppati diversamente in diverse parti del mondo, ma ogni cornista deve sviluppare il proprio, unico senso dello stile, e allo stesso tempo una tecnica in grado di comunicare le sue idee al pubblico. Un insegnante ci può portare solo fino a un certo punto, non è vero? Se scimmiotto Dale Clevenger (per esempio), e riesco a emulare il suo stile al 100%, sono sempre di seconda categoria, anche se lui è di prima categoria. Il meglio che io possa essere è Greer, e se ho avuto un qualche successo nella vita la ragione è questa. E allora, forse, è il momento che buttiate a mare il "libro delle regole" e facciate come ritenete meglio per voi.


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